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Manifesto Politico

Cos'è e perché è necessario?

Il Lazio Pride svoltosi a Viterbo nel 2022 ha segnato una svolta nella storia della Tuscia: per la prima volta un Pride ha attraversato le strade del nostro capoluogo portando gioia e libertà, e facendo acquisire a tutto il territorio una consapevolezza nuova e diversa in merito alle identità nonché alle istanze politiche e sociali della comunità queer e trans*.

Il Lazio Pride, tuttavia, non è stato né è sufficiente affinché la Tuscia diventi a tutti gli effetti una terra di accoglienza, apertura e inclusione. È necessario, invece, dare vita ad un Pride permanente, presidio di diritti stabile e continuativo nonché strumento di lotta alle discriminazioni perpetuo e proiettato oltre il Pride stesso.

Sull’onda di questa riflessione, come soggettività queer e trans* della Tuscia abbiamo deciso di aggregarci, organizzarci e annunciare, per il 1° giugno 2024, il primo TusciaPride: un Pride costruito dal basso, che affonda le proprie radici nelle case, nelle scuole e nei luoghi di lavoro di Viterbo e della provincia tutta; un Pride animato da studentɜ, giovani, lavoratorɜ e pensionatɜ, costruito in sintonia con le realtà democratiche del territorio e realizzato grazie alla forza delle attività commerciali locali e della solidarietà civica.

Consapevoli dell’essenza del Pride quale massimo momento di rappresentatività della comunità queer e trans* e in piena coerenza con la tradizione, abbiamo deciso di emanare, come associazione, un manifesto politico; per portare la voce della comunità queer e trans di fronte alle istituzioni del territorio, nella speranza di costruire con le rappresentanze politiche presenti all’interno di queste ultime un cammino comune basato su un dialogo a tu per tu fatto di presenza, apertura, volontà e concretezza;* per stimolare la costruzione di un altro genere di Paese, più inclusivo e rispettoso di tutte le identità, e, infine, per chiedere, forti del nostro orgoglio in quanto persone queer e trans* europeɜ, un’Europa più unita e maggiormente schierata a difesa dei diritti e della dignità umana.

Il manifesto incanala al suo interno le emozioni e le energie delle persone queer e trans* che animano l’associazione TusciaPride, generando formule politiche nette, chiare ma mai esaustive; come adolescenti, adultɜ e pensionatɜ queer i nostri bisogni cambiano come cambia la società, e dunque tale manifesto, pur potendo esser seguito come un piano programmatico in particolar modo per la parte riguardante le istituzioni del territorio, non va considerato né chiuso né definitivo, e deve invece essere sempre accompagnato da spirito di dialogo ed ascolto anche oltre i punti stessi del manifesto.

In qualità di organizzatorɜ del Pride provvederemo ad inviare il nostro manifesto, con richiesta di sottoscrizione e presa d’impegno in merito alla realizzazione dei punti di propria competenza o co-competenza, allɜ rappresentanti politicɜ elettɜ in tutti i Comuni della Tuscia, presso la Provincia di Viterbo, presso la Regione Lazio e presso il Parlamento, nonché a tutti i partiti e a tuttɜ le candidatɜ alle elezioni amministrative ed europee.

Sei un politico e vuoi sottoscrivere il manifesto?

Contattaci a info@tusciapride.lgbt per farlo!

Sottoscrittori del Manifesto Politico

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Documento Integrale

La voce della comunità queer di fronte alle istituzioni del territorio

Le istituzioni del territorio, Comuni, Provincia, ASL, Università, scuole e Regione, sono gli enti democratici più prossimi allǝ cittadinǝ. Per questo motivo abbiamo deciso di dedicare a tali istituzioni la parte più consistente del nostro manifesto, rivolgendo i punti qui esposti ad ogni consiglierǝ e assessorǝ di Viterbo e dei Comuni della Tuscia, ad ogni consiglierǝ e membro della giunta provinciale, ad ogni consiglierǝ e membro della giunta regionale nonché agli organi decisionali, monocratici tanto quanto collegiali, dell’Università degli Studi della Tuscia, delle scuole della Tuscia e della ASL del territorio.
  1. Sportelli antidiscriminazione nei Comuni della Tuscia
Chiediamo l’istituzione di sportelli antidiscriminazione pubblici e liberamente accessibili in tutti i Comuni della Tuscia, provvisti di operatorɜ, assistenti sociali e avvocatɜ in grado di fornire assistenza alle vittime di discriminazioni – di qualunque età e provenienti da qualunque contesto sociale: la scuola, il lavoro, ecc. – sulla base dell’orientamento sessuale, dell’identità di genere tanto quanto del genere, dell’etnia, della disabilità, della nazionalità, della religione, della provenienza geografica, dell’età e delle altre caratteristiche personali. Gli sportelli dovranno avere carattere operativo ed essere in grado di strutturare, in sinergia con gli altri uffici del Comune e in rapporto con la cittadinanza, il tessuto civico associativo e le altre istituzioni fra cui le scuole, piani d’intervento specifici e calibrati sul caso singolo al fine di eliminare il fenomeno discriminatorio. Allo stato attuale e salvo che non si facciano apposite revisioni di organico e struttura, non sono sufficienti i servizi sociali già ordinariamente presenti nei Comuni: non sempre lɜ assistenti sociali operanti negli uffici sono formatɜ in modo adeguato sulle tematiche queer e trans* e dunque non sempre sono in possesso degli strumenti professionali necessari per comprendere e affrontare il fenomeno discriminatorio basato sull’orientamento sessuale e l’identità di genere; i servizi sociali devono occuparsi in generale di una mole di lavoro non indifferente, e creare uno sportello antidiscriminazione dedicato e separato consentirebbe non solo di offrire alle vittime di discriminazioni un servizio maggiormente qualificato ma anche di non sovraccaricare ulteriormente gli uffici dei servizi sociali, e la presenza di un avvocatǝ, tendenzialmente non presente in tali uffici, è indispensabile per poter fornire orientamento legale in merito alle possibili vie giudiziali ed extragiudiziali di reazione ad una discriminazione. È infine fondamentale che tale sportello venga pubblicizzato con il massimo dell’amplificazione possibile, che sia aperto con orari noti e mattutini tanto quanto pomeridiani e che sia accessibile a tuttɜ.
  1. Adesione degli enti locali a RE.A.DY.
“RE.A.DY è la Rete italiana delle Regioni, Province Autonome ed Enti Locali impegnati per prevenire, contrastare e superare le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, anche in chiave intersezionale con gli altri fattori di discriminazione – sesso, disabilità, origine etnica, orientamento religioso, età – riconosciuti dalla Costituzione, dal diritto comunitario e internazionale. RE.A.DY costituisce per le Pubbliche Amministrazioni regionali e locali l’opportunità di uno spazio non ideologico di incontro e interscambio di esperienze e buone prassi finalizzate al riconoscimento e alla promozione dei Diritti Umani delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, transgender.” Dal sito di RE.A.DY, www.reteready.org Alla rete RE.A.DY. aderiscono più di 300 enti locali, fra cui la Regione Lazio, Roma Capitale e i Comuni di Fiumicino, Latina e Aprilia. Riconoscendo il valore che la rete può rappresentare in quanto strumento di confronto e supporto per ciò che concerne le politiche adottate dagli enti locali per soddisfare i bisogni delle persone queer e trans* del territorio, chiediamo che tutti i Comuni della Tuscia e la Provincia di Viterbo aderiscano alla rete.
  1. Formazione sulle tematiche queer e trans* per lɜ funzionariɜ comunali e dell’anagrafe in particolare, per tutto il personale ASL e per lɜ psicologɜ delle scuole e dell’università
Raramente il personale degli uffici dell’anagrafe, quello della ASL e lɜ psicologɜ operanti presso gli sportelli psicologici delle scuole e delle università sono formatɜ in modo adeguato sulle tematiche queer e trans*. L’assenza di una formazione di questo tipo porta, a volte, al generarsi di disagi nell’interazione con la persona che usufruisce del servizio. Al fine di ridurre il rischio di misgendering, deadnaming e altri atteggiamenti violenti durante l’utilizzo di servizi pubblici come quelli sopra esposti, chiediamo ai Comuni e alla ASL di prevedere moduli formativi per lɜ propriɜ funzionariɜ e professionistɜ al fine di educarlɜ ad un approccio lavorativo inclusivo, consapevole e rispettoso delle identità altrui.
  1. Sostegno da parte delle istituzioni pubbliche alla creazione di luoghi di aggregazione per la comunità queer
Nel nostro capoluogo e nella nostra provincia non esistono luoghi di aggregazione pensati per la comunità queer in senso stretto: luoghi sicuri, con una sensibilità diffusa in merito alle tematiche queer e trans* nonché fondati sulla cultura della cura reciproca. Tali luoghi di aggregazione, che possono spaziare dall’essere librerie, locali, caffè o circoli, sono fondamentali per consentire alla comunità queer di ritagliarsi dei safe space nel tessuto urbano; non luoghi di ghettizzazione ma luoghi aperti, liberi e sicuri. Chiediamo alle istituzioni pubbliche, e ai Comuni e alla Regione in particolare, di sostenere le iniziative dellɜ singolɜ e delle soggettività associate finalizzate alla creazione di tali luoghi, anche attraverso la concessione in uso di immobili di proprietà degli enti pubblici o la previsione di agevolazioni di altro tipo.
  1. Consultori pubblici, accessibili e realmente funzionali con personale qualificato e con psicologɜ e sessuologɜ
L’accesso a servizi sanitari adeguati e inclusivi è un diritto fondamentale per tuttɜ lɜ cittadinɜ, indipendentemente dall’orientamento sessuale, dall’identità di genere o dall’appartenenza etnica. I consultori pubblici svolgono un ruolo cruciale nel garantire questo diritto, offrendo una vasta gamma di servizi sanitari e di supporto psicologico alla donna, alle relazioni, alla famiglia e all’individuo. Tuttavia, spesso i consultori sono sottofinanziati e privi del personale necessario per garantire un servizio adeguato; ciò genera tempi di attesa lunghi, carenze nell’offerta di servizi e difficoltà nel garantire la continuità assistenziale. Non tutte le persone riescono ad accedere facilmente ai consultori, soprattutto nelle zone rurali o periferiche. Inoltre, la mancanza di informazioni adeguate e la persistenza di stigma e discriminazione possono ostacolare l’accesso ai servizi da parte di alcune fasce della popolazione, come per l’appunto le persone queer e trans*. I consultori pubblici possono svolgere un ruolo fondamentale nella prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e delle gravidanze indesiderate, offrendo servizi di educazione sessuale e contraccezione e possono offrire supporto allɜ minori e alle loro famiglie su temi quali la pubertà, la sessualità e le relazioni interpersonali. Riconoscendo le criticità tanto quanto l’importanza dei consultori, chiediamo dunque alla Regione Lazio:
  • di incrementare le risorse finanziarie destinate ai consultori per garantire un servizio adeguato e accessibile a tuttɜ;
  • di assumere personale nuovo e qualificato, con particolare attenzione a figure come psicologɜ e sessuologɜ con esperienza nel trattare le tematiche relative all’orientamento sessuale e all’identità di genere;
  • di migliorare la comunicazione e l’informazione sui servizi offerti dai consultori, anche attraverso campagne di sensibilizzazione e l’utilizzo di canali digitali;
  • di garantire al personale dei consultori una formazione continua e specifica sulle tematiche queer e trans*, sulla salute sessuale e riproduttiva e sulla promozione del benessere psicologico.
Riteniamo che il potenziamento dei consultori pubblici sia un investimento nel futuro del nostro territorio, per una società più sana, più inclusiva e più rispettosa dei diritti di tutti.
  1. Servizio pubblico integrato erogato dalla ASL per il percorso di affermazione di genere, con psicologɜ e endocrinologɜ qualificati sul territorio
Per intraprendere il percorso di affermazione di genere secondo la normativa attualmente vigente è necessario sottoporsi ad un iter medico-psicologico complesso e lungo che necessita di professionistɜ specializzatɜ. Il centro che offre servizi di questo tipo più vicino alla Tuscia è il SAIFIP del San Camillo Forlanini di Roma, uno dei pochi centri pubblici presenti in Italia per il percorso di affermazione di genere. Al fine di rendere più agevole la vita delle persone trans* del nostro territorio riconoscendo loro il diritto di svolgere il percorso di autodeterminazione della propria identità nel luogo in cui vivono stabilmente senza la necessità di doversi spostare in altre città, chiediamo l’istituzione di un servizio pubblico integrato erogato dalla ASL di Viterbo per il percorso di affermazione di genere, in grado di offrire almeno:
  • valutazione psicodiagnostica;
  • supporto psicologico individuale e di gruppo;
  • terapia ormonale;
  • consulenza legale e sociale per intraprendere il percorso di affermazione di genere.
In tutto il Paese solo 19 strutture del servizio sanitario nazionale sono in grado di assistere le persone trans* nel proprio percorso di affermazione di genere; in tutto il Lazio ce ne sono solo 2, entrambe a Roma. Far approdare un servizio di questo tipo nella Tuscia consentirebbe al nostro territorio di porsi come esempio nei confronti delle altre province.
  1. Istituire un servizio chirurgico pubblico per l’affermazione di genere nel territorio della Regione Lazio
Ad oggi nel Lazio non è presente un servizio chirurgico pubblico per gli interventi di affermazione di genere, quali la falloplastica, la mastoplastica, ecc. Tale mancanza costringe le persone trans* a recarsi presso altre Regioni per svolgere i propri interventi – Regioni come la Sicilia, la Campania e il Piemonte in cui invece è presente un servizio di questo tipo. Chiediamo alla Regione Lazio di istituire all’interno del territorio regionale un servizio chirurgico pubblico per gli interventi di affermazione di genere con un’equipe chirurgica dotata di competenze e tecnologie mediche adeguate a far fronte alle esigenze delle persone trans*.
  1. Carriere alias nelle scuole
La carriera alias permette allɜ studentɜ trans* di utilizzare un nome che rifletta la loro vera identità di genere all’interno dell’istituto scolastico, creando un ambiente più sicuro e inclusivo per tutti. La carriera alias rappresenta un segnale di rispetto e inclusione da parte della scuola nei confronti di tuttɜ lɜ studentɜ, indipendentemente dal loro orientamento sessuale o dalla loro identità di genere; l’utilizzo del nome corretto può inoltre contribuire a ridurre significativamente il bullismo e le discriminazioni nei confronti dellɜ studentɜ trans*, migliorando anche il loro benessere psicologico. Chiediamo dunque a tutte le scuole del territorio, sull’onda di quanto già fatto dal Liceo Ruffini, dall’Istituto Meucci e dall’Istituto Midossi, di approvare, nei propri organi collegiali, il regolamento istitutivo della carriera alias.
  1. Linee guida da parte dell’Ufficio Scolastico Regionale su come approcciarsi alle tematiche queer e trans* e allɜ studentɜ queer e trans* nelle scuole
Raramente lɜ insegnanti sono formatɜ sul come approcciarsi allɜ studentɜ queer e trans* nel rispetto delle loro identità e senza commettere atti violenti quali il misgendering, il deadnaming o altri atteggiamenti espressione di omolesbobitrans*fobia – inconsapevole tanto quanto consapevole – e non sempre sono in grado di trattare le tematiche queer e trans* dal punto di vista didattico andando oltre gli stereotipi e garantendo contenuti inclusivi, non offensivi e non lesivi della dignità delle persone. Al fine di risolvere queste criticità, chiediamo agli organi politici della Regione di stimolare l’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio ad emanare e diffondere nelle scuole delle linee guida su come approcciarsi allɜ studentɜ queer e trans* e alle tematiche didattiche riguardanti l’orientamento sessuale e l’identità di genere in modo inclusivo e consapevole.
  1. Panchine Rainbow
L’installazione di panchine rainbow nei Comuni rappresenta un simbolo di visibilità e di sostegno per la comunità queer e trans*; le panchine rainbow sono un modo semplice e concreto per dimostrare l’impegno di un Comune nella lotta contro l’omolesbobitrans*fobia; rappresentano un simbolo visibile di inclusione e di rispetto per la diversità e possono contribuire a sensibilizzare la cittadinanza sulle tematiche queer e trans*. Chiediamo a tutti i Comuni della Tuscia di installare delle panchine rainbow nei propri parchi, nelle proprie piazze e nelle proprie strade.
  1. Legge regionale anti-discriminazione
Una legge regionale che tuteli tuttɜ lɜ cittadinɜ da ogni forma di discriminazione, basata sull’orientamento sessuale, l’identità di genere, il genere, l’etnia, la provenienza geografica, la nazionalità, la disabilità, l’età e qualunque altra caratteristica personale, in ogni ambito della vita sociale – dal luogo di lavoro alle attività commerciali, ecc. – è uno strumento necessario per contrastare l’odio, l’intolleranza e la violenza e per promuovere una società più inclusiva e rispettosa dei diritti di tuttɜ. Sull’onda di quanto già fatto in molte Regioni, fra cui la Campania con la Legge Regionale 7 agosto 2020, n. 37 “Norme contro la violenza e le discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere […]”, chiediamo alla Regione Lazio di predisporre e approvare una legge regionale per contrastare attraverso misure di prevenzione e sensibilizzazione fintanto che mediante sanzioni il fenomeno discriminatorio omolesbobitrans*fobico e non solo.
  1. Realizzazione di campagne informative e di sensibilizzazione
La realizzazione di campagne informative e di sensibilizzazione sulle tematiche queer e trans* è fondamentale per contrastare l’omolesbobitrans*fobia; possono, in generale, aiutare a creare un clima di maggiore tolleranza e rispetto per la diversità, promuovendo l’inclusione di tutte le persone. Per questi motivi chiediamo dunque a tutte le istituzioni del territorio in particolare, e dunque Comuni, Provincia, Regione, scuole, ASL e università, di produrre regolarmente campagne comunicative volte a sensibilizzare sulle tematiche queer e trans*, sia attraverso i mezzi di comunicazione tradizionali (volantini, manifesti, iniziative in presenza, ecc.) che mediante l’uso di internet e dei social network, sull’onda di quanto già fatto in passato e in più occasioni da parte della Cotral attraverso la propria pagina Instagram.
  1. Tavolo di dialogo permanente tra l’associazionismo queer e gli enti locali
Per favorire una comunicazione costante e costruttiva, per costruire un seguito collettivo e condiviso alle proposte esposte nel nostro manifesto, per affrontare le problematiche generali della comunità queer e trans* in modo collaborativo ed efficace e per far fronte a possibili evenienze che possono intercorrere di volta in volta con il proseguire del tempo, chiediamo l’istituzione di un tavolo di dialogo permanente tra l’associazionismo queer e gli enti locali, in particolare i Comuni della Tuscia e la Provincia di Viterbo.
  1. Legge per contrastare le discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale, del genere, dell’identità di genere e della disabilità 
Sull’onda dei disegni di legge già presentati negli ultimi anni presso il Parlamento, chiediamo l’approvazione di una legge nazionale per contrastare le discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale, del genere, dell’identità di genere e della disabilità.
  1. Un’educazione alla sessualità e all’affettività nelle scuole strutturata e realmente inclusiva
L’educazione alla sessualità e all’affettività nelle scuole è un tassello fondamentale per la costruzione di una società più consapevole, responsabile e inclusiva. Chiediamo dunque un’educazione alla sessualità e all’affettività strutturata, completa e realmente inclusiva, che affronti tutti gli aspetti della sessualità umana senza tabù e con un approccio scientifico e rispettoso delle identità di tuttɜ, che sia basata su programmi didattici elaborati da esperti e aggiornati con le ultime ricerche scientifiche; che sia inclusiva di tutte le diverse identità di genere e orientamenti sessuali e che promuova il rispetto reciproco, la consapevolezza del consenso e la cultura della non violenza.
  1. Sanità mentale pubblica e accessibile
La salute mentale è un diritto fondamentale di ogni persona. Tuttavia, in Italia l’accesso ai servizi di salute mentale spesso è difficile e costoso e non esiste una reale sanità mentale pubblica diffusa, accessibile e adeguata ai bisogni delle persone. Richiamando i risultati dell’indagine Chiedimi Come Sto condotta dallo SPI CGIL, dalla Rete degli Studenti Medi e dall’Unione degli Universitari in merito allo stato di salute mentale dellɜ giovani – risultati critici; per citare un dato, il 28 % delle persone delle nuove generazioni soffre di disturbi del comportamento alimentare -, chiediamo al Parlamento l’emanazione di una legge per l’istituzione dello psicologo di base e, in generale, per la creazione di un sistema di prevenzione e cura della salute mentale diffuso sul territorio, prossimo allǝ cittadinǝ, provvisto di organico adeguato ai bisogni della popolazione, gratuito e liberamente accessibile a tuttɜ.
  1. Matrimonio egualitario
Il matrimonio è un diritto fondamentale che dovrebbe essere garantito a tutte le soggettività, indipendentemente dal loro orientamento sessuale. Chiediamo al Parlamento di predisporre e approvare una legge per l’istituzione del matrimonio egualitario, così da riconoscere, celebrare e valorizzare l’amore in tutte le sue forme.
  1. Garantire a tuttɜ il libero diritto alla genitorialità
Chiediamo al Parlamento di provvedere alla produzione di una normativa ai fini della tutela dei diritti delle famiglie arcobaleno e della legalizzazione delle adozioni da parte delle persone queer coniugate e non e dellɜ single.
  1. Riprendere le convocazioni ordinarie del tavolo nazionale già esistente tra il Governo e l’associazionismo queer e trans*
Per tramite del Decreto Ministeriale 13 maggio 2020 emanato dall’allora Ministra delle Pari Opportunità Elena Bonetti, il Governo nazionale ha provveduto ad istituire il “Tavolo LGBT”: “uno strumento operativo di dialogo e confronto tra le istituzioni e le associazioni di settore impegnate nella promozione dei diritti delle persone LGBT e nelle attività di contrasto delle discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere”. Il Tavolo, ad oggi, è di fatto diventato inattivo e non viene più convocato; chiediamo al Governo di riprendere la convocazione ordinaria del Tavolo, svolgendo sedute regolari e interpellando il Tavolo per ogni questione riguardante la comunità queer e trans*.
  1. Eliminare il campo del genere dal documento d’identità (mantenendolo come dato che circola in digitale)
L’eliminazione del campo del genere dai documenti d’identità (o meglio, dalla tesserina fisica) rappresenta un passo fondamentale verso una società più inclusiva e rispettosa delle diversità. Questa scelta non si traduce in una negazione delle caratteristiche e dei segni individuali, ma piuttosto nell’affermazione del diritto di ogni individuo di definire e presentare la propria identità senza costrizioni precostituite. I dati relativi al genere possono comunque essere conservati digitalmente e utilizzati per le necessarie finalità statistiche o amministrative, senza la necessità di mostrarli sul documento d’identità.  Chiediamo dunque al Parlamento di provvedere ad una riforma del sistema d’anagrafe e di emanazione dei documenti d’identità sull’onda di queste riflessioni.
  1. Riformare il percorso di affermazione di genere semplificandolo, gratuitizzandolo ed eliminando il passaggio per il Tribunale
L’attuale percorso di affermazione di genere in Italia presenta diverse criticità che lo rendono complesso, costoso e talvolta offensivo per le persone trans*. Riformare questo percorso è necessario per garantire a tuttɜ il diritto di autodeterminare in modo pieno la propria identità. Chiediamo, in particolare, di ridurre il numero di passaggi burocratici e i tempi di attesa, eliminare le visite mediche non necessarie e i test psicologici invasivi, introdurre moduli online e procedure telematiche per facilitare l’accesso al percorso, eliminare il passaggio per il tribunale e consentire l’autodeterminazione del genere sulla base di una dichiarazione scritta. Una riforma di questo tipo aiuterebbe a ridurre le sofferenze e il disagio delle persone trans* e a promuovere il rispetto della dignità umana.
  1. Garantire la rettifica del nome e del genere anagrafico per legge fin dai 16 anni d’età
Ad oggi la legge non contempla esplicitamente la possibilità di ottenere la rettifica del nome e del genere anagrafico al di sotto dei 18 anni. Tale possibilità è tuttavia diventata effettiva da diversi anni attraverso la prassi giurisprudenziale. Al fine di ridurre le disuguaglianze, di rendere effettivo il principio di uguaglianza di tuttɜ lɜ cittadinɜ di fronte alla legge e di attenuare i disagi e le sofferenze delle persone trans* al di sotto dei 18 anni, chiediamo che la rettifica del nome e del genere anagrafico venga consentita per legge già al di sopra dei 16 anni.
  1. Bagni genderless nelle scuole, all’università e in tutto il Paese
I bagni genderless – ovvero quei bagni privi di etichette, non separati in base al sesso delle persone – garantiscono a tuttɜ, indipendentemente dalla propria identità di genere, di poter utilizzare i servizi igienici in modo sicuro e confortevole, senza sentirsi discriminati o a disagio. Al fine di riconoscere su tutti i livelli la molteplicità delle identità di genere e conseguentemente di creare spazi che rispettino l’autodeterminazione di ogni individuo, chiediamo l’istituzione di bagni genderless in tutte le scuole, in tutte le università e in generale in tutto il Paese.

Un altro genere di Paese

Siamo orgoglio, siamo Pride, siamo europeɜ

Far rispettare lo Stato di diritto e i diritti civili e sociali in tutti gli Stati membri dell’UE e non

Chiediamo all’Unione Europea, in piena conformità con lo spirito dei Trattati, di adottare metodi di reazione più severi alle violazioni dei principi dello Stato di diritto e dei diritti civili e sociali negli Stati membri dell’Unione e non.

  1. Emanare un regolamento europeo per il riconoscimento del matrimonio egualitario in tutta l’Unione

Le coppie dello stesso sesso sposate legalmente in uno Stato membro dell’Unione Europea dovrebbero avere gli stessi diritti e benefici in tutti gli altri Stati dell’Unione, indipendentemente dal loro orientamento sessuale. Negare il riconoscimento del matrimonio egualitario crea discriminazioni e disuguaglianza, violando i principi fondamentali dell’Unione Europea.
Chiediamo dunque l’emanazione di un Regolamento europeo per riconoscere il matrimonio egualitario e la sua validità in tutti gli Stati membri dell’Unione.

  1. Riconoscere in tutta l’Unione il diritto all’autodeterminazione della propria identità

Ad oggi l’identità delle persone trans* non viene rispettata in tutti gli Stati membri dell’Unione, e in alcuni di questi le persone trans* subiscono delle vere e proprie persecuzioni sulla sola base della propria identità di genere. Chiediamo che l’Unione si impegni a garantire ovunque nel suo territorio il diritto all’autodeterminazione della propria identità, riconoscendo tale diritto attraverso l’emanazione di un Regolamento europeo e prevedendo, contestualmente, metodi e forme per rendere tale diritto effettivo e reale in tutti gli Stati membri dell’Unione, prevedendo, in particolare, l’obbligatorietà in ogni ordinamento nazionale di un percorso di affermazione di genere rispettoso della dignità umana, gratuito e liberamente accessibile.

 3. Sostenere con finanziamenti europei progetti di ricerca per elaborare risposte efficaci alle esigenze delle persone queer e trans*, in particolare in ambito medico-chirurgico, psicologico, sociologico e giuridico

Regolarmente l’Unione Europea emana bandi per finanziare e supportare progetti di ricerca accademici e non finalizzati ad approfondire e sviluppare gli ambiti più disparati del sapere umano. Chiediamo che tali bandi vengano emanati con maggiore frequenza anche a riguardo delle tecniche medico-chirurgiche adottate durante gli interventi chirurgici per l’affermazione di genere, e che finanzino anche approfondimenti di carattere psicologico, sociologico e giuridico sulla tutela delle identità e dei diritti delle persone trans*.

  1. Più sforzi per rendere davvero l’Unione Europea una zona di libertà per le persone queer e trans*

Il Parlamento Europeo, con la Risoluzione dell’11 marzo 2021, ha dichiarato l’Unione Europea zona di libertà per le persone LGBTIQ. Tale dichiarazione non ha ricevuto un seguito sostanziale e concreto nelle azioni adottate dall’Unione Europea, né per far fronte alle negazioni dei diritti delle persone queer e trans* verificatesi nei mesi successivi in alcuni Stati membri dell’Unione, né per promuovere in modo attivo lo sviluppo e la crescita di tali diritti in quei Paesi dove questi non sono ancora tutelati in modo pieno. Chiediamo dunque che l’Unione Europea tutta, sull’onda della Risoluzione dell’11 marzo 2021 del Parlamento europeo, si impegni in modo attivo per la difesa e la promozione dei diritti delle persone queer e trans*, affinché l’Unione Europea sia davvero una zona di libertà per tutti gli esseri umani.